Sanremo 2015: Terza Serata - Cover


Serata di sorprese e conferme, questa terza delle Cover, iniziata con l'unico guizzo di Arte dalla categoria giovani: Serena Brancale. La sua canzone mi ha piacevolmente distratto delle occupazioni serali e mi ha lasciato uno strano sapore di sole e mare e grano, insieme alla curiosità di ascoltare altro di lei. Si percepiva la sua grande emozione, ma questo non ha inficiato assolutamente l'esibizione, anzi ha lasciato aperto uno spiraglio in cui cercare al di là di quella. Belle le sue note lunghe, pulite e ben tenute ma non forzate; il tutto rivestito di una grande delicatezza. Peccato che -ovviamente- come spesso accade a prodotti un po' più 'alti' come può essere il jazz, Galleggiare sia stata subito esclusa dalla competizione; mi fa piacere, però, che il suo album sia in classifica in una posizione neanche troppo bassa su iTunes. Vuol dire che in qualche modo anche le cose belle trovano un pubblico.
Potenzialmente interessante anche Amara (bello il nome soprattutto) ma non mi lascia la voglia di chiedere altro di lei.

I 20 Artisti invece si esibiscono nell'interpretazione di una cover, tratta dalla sterminata storia della Musica in Italiano dagli anni '60 in poi, con risultati che passano dalla noia più grigia all'esaltazione. Ma procediamo con ordine: la prima cover è uno dei grandi successi di Massimo Ranieri, Rose Rosse; Raf la esegue inframmezzando l'incerto canto con delle strofe di rap (presumibilmente composte da lui stesso) che mettono in fila una sequenza di banalità mai udite tutte insieme. Il risultato è un completo disastro.
Per fortuna arriva subito dopo Irene Grandi che ripropone Se Perdo Te, distaccandosi completamente sia dalla ritmica che dall'interpretazione di Patty Pravo e regalandoci una versione contemporanea e molto ben arrangiata (adorabili i riff dei fiati!) della vecchia canzone. Moreno fa Una Carezza In Un Pugno, arrangiato da Roy Paci (e ci può stare) e i due idioti propongono come cover l'originale della loro canzone inedita -se intendete cosa voglio dire- E La Vita La Vita, proprio per sottolineare che assolutamente no, non hanno copiato tutto pari pari da Cochi e Renato (come avevo già scritto).

Chiara canta Il Volto Della Vita (portata al successo da Caterina Caselli) in una versione poderosa, con la sua voce dritta e forte, pochi ricami laddove servono, grande dispiegamento di archi e ritmica potente. Un gioiello. La cosa più bella sentita in questo Festival. Anche visivamente è stata un'esibizione spettacolare; lei era splendida e statuaria in nero lungo e con una mano ricoperta di brillantini dorati e sull'altra uno strano gioiello (sempre in oro) che prendeva due dita.

Poco altro torna alla mente dopo di lei; soprattutto bisogna scorrere la scaletta fino quasi in fondo per arrivare alla splendida Sto Male (versione italiana di Je Suis Malade) interpretata da Lara Fabian. Un pezzo che è nel suo repertorio da sempre e che la riscatta completamente dalla non esaltante performance con il suo inedito.
Dopodiché ci si potrebbe divertire ad infierire sulla povera Malika, che sceglie di trasformare in una soporifera nenia jazzata uno dei pezzi più belli di Vasco Rossi (Vivere) piallandola completamente da qualsivoglia tipo di emozione che non sia il suo autocompiacimento e il suo bamboleggiarsi. Un atteggiamento simile potrebbe anche funzionare se si stesse cantando un pezzo magari jazz, con un testo poco importante, nel quale mettere in mostra le proprie doti vocali; ma non quando si sta cantando un pezzo con un testo così forte, non quando vocalmente non stai facendo funambolerie, e assolutamente non con Vasco Rossi. Troppo cantata, troppo stronza.
Anche Nina Zilli, che ci aveva quasi convinto con il suo inedito, ha preso un enorme scivolone cantando Se Bruciasse Le Città (anche stavolta il povero Ranieri è stato omaggiato suo malgrado) rendendo vani i contrappunti dei fiati con quella sua vocetta lagnosa. Purtroppo lo swing nella voce ce l'hanno in pochi, e lei non è tra questi
.
Il Volo invece gioca sul sicuro e sceglie Ancora (memorabile interpretazione del napoletano Eduardo De Crescenzo) cui rende sicuramente giustizia; un'occasione per riascoltare la splendida voce di Ignazio Boschetto in un paio di passaggi arditi e bellissimi.
Cos'altro di notevole... ah! I Dear Jack eseguono, dall'alto della loro profonda maturità umana, Io Che Amo Solo Te, infarcendola di schitarrate fuori luogo e con una voce che sembra aver già dimenticato tutti i buoni insegnamenti degli insegnanti di Amici. Pura paraculaggine (mi si passi il termine).
Infine è stata proclamata la cover più votata: Se Telefonando cantata da Nek.
Ora, potenzialmente poteva pure funzionare, se non fosse per il fatto che il povero Nek ha scelto di cantarla in una tonalità talmente alta che alla fine era spompatissimo (e mentre cantava le sue facce dicevano chiaramente lo sforzo che stava facendo) ...l'effetto ricordava molto più Mino (Reitano) che Mina.


Quasi dimenticavo: in apertura della serata, uno sconosciuto chitarrista rock, truccato come appena uscito dagli anni '80, ha eseguito, con una terrificante vociona da pseudo-tenore, un pezzo di Puccini. Devastandolo. Mi dicono che sia l'ennesimo protetto della Caselli; probabilmente il prezzo pagato per l'onorevole presenza di Malika in questo Festival. Potevano entrambi restarsene a casa.



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