Sanremo 2017, ancora una volta Donne al potere.
Sanremo 2017 si è concluso; anche quest’anno a vincerlo sono state le
donne, con la loro intensità, con le ragioni (del cuore, ma non solo), con la
grinta, la Bellezza, con la profondità delle loro canzoni. Le donne sono da
sempre superiori agli uomini, e quando se ne accorgeranno tutte davvero, i
maschietti potranno ritirarsi in buon ordine e lasciare tutto in mano a loro.
A vincere questo Festival sono state Fiorella
Mannoia e Paola Turci, con la
loro incredibile forza, con la profondità della comunicazione, con la Bellezza
scritta dentro le loco voci e le loro vite; l’una affrontando in modo personalissimo una
canzone sociale, universale, scritta benissimo e interpretata con grande
coinvolgimento; l’altra trasformando la sua più grande, personale debolezza, il
suo buio più profondo, in una grande Luce, in una forza che accomuna lei e
tantissime altre donne, seppure per motivi diversi. Un modo sublime per fare
pace con il suo passato; per lei, la chiusura di un cerchio.
A vincere è stata Elodie, con
la sua grande intensità e una bellissima canzone d’amore, per niente banale
(come potrebbe sembrare al primo ascolto); al suo esordio al Festival, dopo il
suo primo -vendutissimo- album, la splendida vincitrice morale di Amici 2016,
incanta con la sua interpretazione perfetta, fresca, senza forzature, e ricca
di grande intensità. Le sue origini black
si leggono, oltre che nella sua voce carica di colori ed atmosfere, nella sua
presenza scenica elegante, sinuosa e nobile. Un magnifico spettacolo, per un
debutto molto atteso, accompagnata da un video che non ha nulla da invidiare a
quelli bellissimi che ci giungono d’oltreoceano.
A vincere è Chiara, che torna -finalmente- con un nuovo album,
tutto prodotto da Mauro Pagani, e porta al Festival una canzone intima,
crepuscolare, sofferta; un’interpretazione vivida e piena (davvero toccante nell’ultima
serata), sebbene abbia attraversato il palco in punta di piedi, quasi sparendo
dietro la bellezza acquosa di questo pezzo, avvolta in quelle mise morbide e leggere. Anche lei ha un
video meraviglioso, girato da mani sapienti e cervelli funzionanti, e ricco di
immagini stranianti e surreali: un piccolo capolavoro nel capolavoro.
A vincere è Giorgia, che
ritorna da super-ospite e ci regala un’esibizione che rimarrà nella storia:
prima il suo ultimo singolo Vanità,
interpretato dal vivo con una precisione e una intensità da lasciare senza
fiato, e poi con un medley dei suoi tre brani Sanremesi (E poi - Come Saprei - Di Sole E D’Azzurro) in cui riversa tutto,
amplificandolo all’infinito: un miracolo. Una performance come non ne vedevamo
da tempo, il riscatto di una voce che si è saputa reinventare già tante volte,
il coronamento di una carriera in cui probabilmente, all’inizio, neanche lei
credeva.
A non-vincere, invece è Samuel,
con la sua leggerezza (anche musicale) inopportuna e decadente; non-vince Albano, con la sua canzone bellissima
cantata in maniera pietosa (la giusta punizione per chi ancora crede -senza
potersi più permettere di combattere- che la musica sia una gara di machismo);
non-vince Marco Masini, con la sua
eccessiva pesantezza, e una strofa tutta rappata in modo davvero poco musicale.
Non-vince Sergio Sylvestre,
dimostrazione vivente di come si possa avere una voce davvero bella, ricca,
potente, e non saperla usare affatto (e non-vincendo distrugge un brano di
Giorgia potenzialmente pazzesco); non-vince Ron, sebbene la sua canzone sia bella; non vince neanche Michele
Zarrillo che porta sul palco dell’Ariston una canzone un po’ troppo
classica e stucchevole; sicuramente molto ben cantata… ma non basta.
Sotto tutti, fuori gara, inclassificabile, non-vince (ma non avrebbe
neanche dovuto partecipare) Francesco
Gabbani: classico furbetto del quartierino, porta un pezzo che definire
osceno è un complimento: una sfilza di frasi senza filo logico, su un
motivetto-odiosissimo-tormentone, accompagnate per giunta da un balletto (come
buttare la propria credibilità nel cesso) con uno scimmione. Capisco che il
signore in questione creda di essere la versione 2.0 di Franco Battiato, ma,
purtroppo per lui, risulta solo come un povero deficiente che tenta di imitane
pedissequamente e senza riuscirci la geniale (la sua sì che lo è) scrittura.
Con buona pace del gran genio di Battiato, questo ragazzino scalmanato e
indecente che scimmiotta (nel vero senso della parola) le Sacre Spiritualità
Orientali (senza peraltro dire niente di concreto contro di esse, ma
l’intenzione basta) e il Sacro Om, merita l’oblio immediato. Invece, i soliti
ignoranti, e -peggio- tutti quegli odiosissimi radical-chic, che si riempiono
la bocca di frasi prese in prestito da libri che non hanno mai letto né mai
leggeranno, lo hanno già eletto portabandiera della loro dilagante idiozia... e così dovremo sorbircelo ancora per tutto l’anno, fino alla prossima
imbecillità. Capisco il bisogno di leggerezza che molti hanno (del resto i villaggi turistici li hanno inventati per questo), ma non condivido l'uso strumentale di argomenti Sacri da millenni.
Fra gli uomini, a fare invece una gran bella figura è Ermal Meta, con una canzone davvero
dura, ma ben scritta e interpretata in modo sentito e credibile; ma più ancora
convince con una cover geniale: Amara
Terra Mia, che diventa nella sua interpretazione un canto universale,
acustico, umanitario; cantato prima con la sua voce piena e poi con una
dolente, tragica tonalità da sopranista, la canzone si arricchisce di echi dai
Balcani che ne fanno un piccolo capolavoro, servito su un magnifico
arrangiamento orchestrale.
Molto bello anche il brano di Michele
Bravi, che non sorprende dal vivo con la sua voce (tanto, tanto strana), ma
acquista in forza ed incisività nella versione ufficiale accompagnata da uno
splendido video ispirato a Friederich (nel senso più romantico e letterario del
termine) e da un arrangiamento pulito che fa un bel contrasto con la sua voce
roca.
Applausi anche per Lele, che
vince nella categoria giovani con una gran bella canzone: fresca, densa e molto
ben cantata. Sapienza musicale ed esperienza si fanno sentire e convincono.
Tra le cover eseguite nella serata del giovedì stravincono Fiorella Mannoia, che incanta con una
versione bellissima di Sempre E Per
Sempre (mirabilmente accompagnata al piano da Danilo Rea), Paola Turci con la splendida Un’Emozione Da Poco (che, nella sua voce
scura, diventa un potente, molto maschile rock-cantautorale), Elodie che interpreta in modo denso e
personalissimo Quando Finisce Un Amore,
ricercando con sapienza le note più belle in alcuni chiaro-scuri del pezzo,
finora ignorati, e Chiara con la sua
Diamante, pulita, solare,
delicatissima e impreziosita dal maestro Mauro Pagani che interviene come
polistrumentista.
Vince, infine, a mani basse su tutti, Mina con All Night in
cinque (poco) differenti versioni, registrate per accompagnare il famoso
ballerino Parov Stelar (in arte JSM) per lo spot dell’unico sponsor del
Festival, la Tim. Mina spiazza tutti
con una versione iper-moderna di questa hit-dance, realizzata utilizzando varie
voci diverse (io ne ho contate sette) per le tante sovrapposizioni vocali con
cui ha interpretato -come una vera one-woman-Orchestra- questa canzone. Premiata
da più di 20 milioni di visualizzazioni (che ormai saranno probabilmente
raddoppiate), questa canzone merita (più di ogni altra passata in questo
Sanremo) di diventare singolo in una versione completa. Sarebbe la prima Mina
con una cover calata nella contemporaneità, dai tempi di Oggi Sono Io.
UN PEZZO VERAMENTE PREGEVOLE, TRA TANTI SPROLOQUI. GRAZIE
RispondiEliminagrazie a te per aver letto. mi fa sempre piacere sentire cosa pensano le persone di quello che scrivo.
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