Chiara e il suo splendido album: la Luce ottenuta per sottrazione.

Chiara esce da questo Sanremo (che non l’ha vista brillare in classifica) più che vittoriosa; l’inusitata bellezza della canzone che ha coraggiosamente presentato non poteva essere colta da un pubblico vuoto e in cerca di motivetti orecchiabili e imbecilli, ma questa scelta ardita le ha dato -probabilmente- la forza di produrre un album magnifico, vario, denso di atmosfere e testi decisamente originali, ricco di sfumature e colori forti, tenuto insieme dal grande genio creativo di Mauro Pagani che incide il suo nome nella sottrazione, nel minimalismo, nel togliere per lasciare agli elementi rimasti più spazio e più luce per brillare.
L’elemento principale di cui è costruito questo disco è -naturalmente- l’ineguagliabile voce di Chiara: calda, forte, decisa, malinconica, soave, leggerissima. Una voce e una personalità uniche nel panorama musicale contemporaneo.

Il disco apre con Il Cielo, splendido pezzo di Daniele Magro (già autore nell’ombra di una buona manciata di successi interpretati da varie donne della musica contemporanea: Emma, Noemi, Alessandra Amoroso) che Chiara interpreta con la piena soavità della sua voce declinata in maniera naturalissima, e accompagnata da un magistrale arrangiamento che contrappunta il ritornello di preghiera lontana, grazie agli echi di un coro sorprendente.

In questo nuovo lavoro ci sono diversi testi scritti dalla stessa Chiara, tre di questi sono su musiche di due giovani autori (Stefano Marletta ed Edwyn Roberts). Il primo di questi brani è Buio E Luce, qui, uno splendido heart-beat fa da sottofondo a un testo composto da immagini molto nette e vivide, che si appoggia a una magnifica struttura musicale e a un ritornello forte e pieno, cantato con una voce dritta e potente.
Il secondo è Grazie Di Tutto, dove, dopo un bellissimo sdoppiamento iniziale, la voce torna una e centrata a creare lo spazio del racconto e del grazie. Nel secondo ritornello gli archi smorzano leggermente la ritmica (mai comunque invadente) e il testo rimanda al ricordo di una preghiera di ringraziamento “guarda quanto vento ci ha spostato/ma il futuro è a un passo dal passato” molto ben espresso da una voce piena e ricca di sole.
Anche in Fermo Immagine abbiamo una ritmica decisa, ma qui la voce si fa quasi elettronica, senza increspature, ferma nel fermo immagine, distaccata per il bisogno di prendere le distanze da un testo molto profondo e duro (“non è tutto così facile/ognuno strappa le sue pagine/camminiamo da soli”) che risulta quasi nascosto sotto un ritmo allegro e armoniche leggere.

Nessun Posto È Casa Mia è decisamente la canzone regina di questo album: intima, malinconica, onirica e molto reale; Chiara la interpreta con partecipazione assoluta e ci racconta il viaggio per antonomasia dell’essere umano, errante da sempre e mai appagato.
Tutta l’emozione adagiata sulle strofe si condensa su quel magnifico vocalizzo che sostituisce il ritornello e che precede le parole più iconiche del testo: “no, non era la vita che stavano aspettando ma va bene lo stesso/è l’amore che rende sempre tutto pazzesco” cantati con la solennità ultramoderna di chi ha una consapevolezza profonda della nostra storia musicale, ma è capace di fare un piccolo passo in avanti rispetto a quel glorioso passato di interpreti che molti vorrebbero imbalsamato.
Splendido il violino nella seconda strofa che preannuncia l’orchestra, che non diventa mai, però, protagonista in vece della voce, libera e profonda, dura e soave.

L’arrangiamento de I Giorni Più Belli (di Pacifico), sostenuta da un bel piano, crea un bellissimo contrasto tra la morbidezza della voce nella strofa e la voce dritta e dura sul vocalizzo quasi urlato che -ripetuto- costituisce un inedito ritornello. Il racconto della storia è sentito, profondo e melanconico; un’altra perla di uno dei più interessanti autori in circolazione.

Chiaroscuro è un altro brano-principe di questo disco, anch’esso con testo di Chiara, adagiato su una bellissima e ariosa melodia; la voce è presente e docile e racconta senza forzature una storia che si risolve nel ritornello in un’unica iconica frase (“sei, tu sei, sei la sola cosa importante”), in cui Chiara riversa tutta la sua sapiente forza espressiva. Capolavoro.

Chiara ha una voce essenziale, forte, iconica e con armonizzazioni molto naturali, che si esprime benissimo su frasi brevi e precise; canzoni come questa e soprattutto arrangiamenti come questi le danno modo di esprimersi liberamente in tutte le sue sfumature.

Sentirò Respirare (di Giovanni Caccamo) apre con uno splendido piano, su cui si appoggiano frasi brevi e dense. Dopo la compostezza delle strofe, la voce sfocia in un ritornello arioso e bellissimo attraverso un vocalizzo chiaro e profumato (“Amami, non dubitare/ho bisogno di un silenzio che avvolga il cuore/[…] Amami senza pensare/perché l’inverno sta portandoci via”); una canzone di una bellezza classica e struggente, cantata con voce piena che viene usata nell’arrangiamento come un’orchestra, che diventa coro ed emozione portante.

Le Leggi Degli Altri Universi di Marco Guazzone, ha probabilmente la scrittura più ardita e l’interpretazione più complessa di tutto il disco; tra strofe e ritornelli e controcanti, la voce -che resta comunque protagonista indiscussa-  assume sfumature ed intenzioni molto diverse tra loro. Davvero belle quelle note lunghe sul ritornello che si sovrappongono al controcanto più lontano in sottofondo.

Una serie di immagini molto belle per la descrizione di Quel Bacio, ne compongono una strofa gradevole, raccontata con sapienza; ma a questo fa da contraltare un ritornello un po’ strano (forse è la poca concordanza tra parole e musica che lo rende tale) forzatamente inserito su una ritmica piuttosto pesante. L’unico episodio trascurabile dell’album, nonostante gli autori siano gli stessi di Nessun Posto È Casa Mia.

Le Ali Che Non Ho, altro pezzo sorprendente di Marco Guazzone, alterna alla splendida prima strofa (ricamata da un piano delicatissimo e dalla voce magnifica di Chiara) un ritornello dove invece la voce vola leggera e carica di luce, sapientemente accompagnata da archi colorati e freschi, non senza una punta di malinconia.

Un album magnifico, prodotto per Voce e orchestra, magicamente arricchito dallo svuotamento, sinteticamente raccolto in alcune frasi iconiche, chiaramente raccontato da una voce onesta e limpida, fortissima e delicata, che conferma i suoi naturalissimi chiaroscuri, e che non disdegna di essere usata come una vera orchestra e di poter ricoprire vari ruoli.

Chiara conferma decisamente di essere la più vivida interprete, la più interessante tra le nuove voci della canzone italiana. Le auguriamo la carriera gloriosa e duratura che sicuramente si merita.



Commenti

  1. Ciao! descrizione molto particolareggiata, sono d'accordo su quasi tutto :) ho anch'io un blog e l'ultimo articolo è proprio su questo bel disco :D

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