I miei album dell'estate: Chiara Civello e il suo raffinatissimo Brazil parigino



Chiara Civello, compie in Eclipse il suo capolavoro grazie alla collaborazione di illustri autori della scena contemporanea e di un produttore d’eccezione: Marc Collin dei Nouvelle Vague; l’accoppiata risulta decisamente vincente e, se dal canto suo, il musicista porta nell’album una ventata di asciutta modernità, ricca di citazioni e raffinatezze, Chiara fa di tutto per dare spessore ai versi, aggiungendo allo splendido suono, una voce misurata e disciplinatissima, ma al contempo profonda e, alla bisogna, dolente.

Sembrano lontani nel tempo gli altri suoi album, dove una bella voce (agile, levigata, pulita) era spesso accompagnata da arrangiamenti piuttosto banali e -soprattutto- si produceva in un repertorio a volte datato che non sempre brillava nelleleganza e nella delicatezza di un’interprete come la Civello. Ripenso a certe sue cover che nulla aggiungevano a pezzi ormai vecchi, e nulla dicevano sull’interprete, sempre garbata e misurata… forse troppo, per lasciare un segno. Questo disco, invece, suggerisce un’interessantissima svolta che, se portata avanti, potrebbe condurre questa brava artista ad un livello di credibilità mai raggiunto prima.

E il progetto si apre con uno dei pezzi più belli: Come Vanno Le Cose di Diego Mancino, una raffinata e profonda bossanova, sapientemente scritta e interpretata dalla sua voce pulita e leggera che si lascia però andare a momenti di dolente e disincantata malinconia.
L’arrangiamento è essenziale e apre con il caratteristico sound-ambient dei Nouvelle Vague.
Si prosegue con una delle cover più bizzarre e stravaganti dell’intera discografia di Chiara Civello, un omaggio alla Mina più insolita e meno conosciuta: Eclisse Twist; un brano di Michelangelo Antonioni e Giovanni Fusco per la colonna sonora del film L’Eclisse con Alain Delon e Monica Vitti. L’arrangiamento è ricco di citazioni degli anni ’60, ma risulta comunque molto moderno e ricco del mondo della musica francese dal quale in qualche modo proviene; Chiara canta i versi surreali e bislacchi con un’estrema profondità e consapevolezza, conservando davvero poco del divertissement che caratterizzava l’interpretazione di Mina, ma riportando il brano in una contemporaneità elettronica, ma vintage.

Ma il punto forte di questo disco sono i brani inediti; Cuore In Tasca di Antonio Di Martino (frontman del gruppo Dimartino, marginale, ma non trascurabile esempio di cantautorato contemporaneo, associato a Baustelle, Cristina Donà -che, curiosamente troviamo anche in questo disco- e Luci Della Centrale elettrica) è uno di questi; l’arrangiamento è essenziale, quasi assente e conferisce forza a parole e melodia cantate con voce piena e delicata, profondamente immersa nel senso dei versi.
Altro inedito è la splendida Qualcuno Come Te (di Diego Mancino, altro semi-sconosciuto ma molto interessante cantautore contemporaneo) che parte con voce e piano e resta quasi invariata fino alla fine; i versi risplendono di una grazia sublime e risultano ben sostenuti da un canto dolce, anche se -ripensando a Mina- una voce un po’ più profonda e tridimensionale come la sua avrebbe reso ancora meglio il senso di questo bellissimo pezzo. Bello comunque il dolente vocalizzo sul finale.

Con Sambarilove (con la partecipazione di Rubinho Jacobina) la Civello si conferma una delle più interessanti interpreti italiane della saudade made in Brazil.

Altro bellissimo omaggio a Mina è la cover di Parole Parole, arrangiata con una ritmica asciutta e un suono elettronico a cui la voce aggiunge credibilità e profondità, regalando agli ormai abusati versi una limpidezza inaspettata, soprattutto grazie alla decisione di non eseguire l’ormai anacronistica (e piuttosto ridondante) parte recitata.
Amore Amore Amore, invece, risulta alleggerita nella parte vocale, ma molto interessante e contemporanea nell’arrangiamento, scarno, con sola chitarra classica protagonista che la rende più semplice godibile. Manca, certamente, la grande sapienza di Mina che regalava a questi versi volume, forza, colore e vita; ma, si sa, di Mina ce ne sono una e una sola.

Delicato e sapiente l’acquerello dipinto in La Giusta Distanza, i cui bellissimi versi sono interpretati con una bella armonia tra alti e bassi ed arricchiti con leggerissime citazioni Brazil; mentre il vero divertissement brasiliano arriva con Um Dia, sapientemente costruito sulla sua voce che diventa ambiente e strumento di un canto senza tempo.

Ma è con New York City Boy che Francesco Bianconi dei Baustelle firma il capolavoro di questo album: un arrangiamento sublime e surreale incornicia una sapiente, modernissima rielaborazione in chiave erotico/urban de Il Cielo In Una Stanza (per restare in tema Mina), dove la voce si veste di malìa e diventa più profonda e densa.
Anche questo pezzo (come Qualcuno Come Te) sarebbe perfetto per una rilettura da parte di Mina, ma chissà se e quando la pigrissima luganese d’adozione si deciderà a rimettere piede in sala d’incisione, prigioniera com’è, ancora, del discutibile progetto col suo amico molleggiato, e ancora orfana di un contratto discografico che la spronerebbe a metter fuori qualcosa senza dover aspettare i suoi proverbiali, epici, tempi di gestazione.

Chiudono questo splendido album l’insolita To Be Wild (che di Cristina Donà sembrerebbe avere davvero poco) interpretata con una scarna, lineare voce nella strofa, che diventa calda e suadente nel ritornello, e la magnifica Quello Che Conta (di Ennio Morricone e Luciano Salce) tratta dalla colonna sonora del film La Cuccagna, interpretata all’epoca da Luigi Tenco.
In questa malinconica, dolente versione la voce è protagonista assoluta fin dalla intro, e alla scolastica chitarra di Tenco si sostituisce un raffinato, amaro pianoforte a suggerire lievi alterazioni melodiche.

In sostanza, un disco bello e struggente, ma con delle atmosfere leggere, surreali, e con una bella alternanza di stili e caratterizzazioni; bellissimi i brani inediti, interessanti e strane le cover, insomma, nell’arido panorama estivo, con l’aria satura del fumo degli incendi, questo album è un momento di sublime concessione alla buona musica senza tempo.






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