Si sta come d'autunno... in attesa della Bellezza.



Cara Mina,
come stai? È da tanto che non ti scrivo. Ricordi quelle mie vecchie lettere scritte a mano, faticosamente ricopiate (per evitare errori o cancellature) e imbucate con il cuore gonfio di emozione per il solo pensiero che quel pezzetto di carta sarebbe in qualche modo arrivato nella tua casa? Immagino che la tua casa fosse piena dei tanti messaggi che le persone ti scrivevano nella speranza di ricevere una risposta.

Le mie lettere invece non ne prevedevano; erano solo confessioni a luce spenta rivolte a un’entità superiore, a un essere ricolmo di Luce che tanto mi aveva dato in questa vita, e a cui tentavo di rimandare indietro qualcosa… un barlume di candela per far sì che mi potesse in qualche modo vedere.
Il soggetto principale di quelle lettere era la tua Voce… la tua Voce: Luce nelle tenebre, guida ai naviganti dei mari in tempesta, casa e riparo dalle sofferenze della vita, amplificatore dei nostri sentimenti, sostanza dei nostri sogni ad occhi aperti; la tua Voce non si è mai stancata di indicare, armonizzare, sottendere, illuminare, sovvertire, sussurrare, creare, liberare, custodire, accompagnare.

In questi lunghi anni hai scelto di non smettere mai di farti sentire, attraverso la TV, i dischi, le ore ed ore di racconti radiofonici, le tue pagine e pagine di scritti; la tua presenza è stata il costante profumo dei nostri autunni (ricordi quanti tuoi lavori sono usciti in autunno?) e delle nostre primavere ricolme di gratitudine (per qualche inaspettato gioiello che ci donavi) e speranza per quello che sarebbe potuto arrivare dopo.

Durante gli anni gloriosi in cui la tua PDU veniva distribuita da EMI non hai mai deluso le nostre aspettative (per eccessive che fossero); mai un appuntamento mancato, o al quale fossi arrivata con il primo abito trovato nell’armadio; le canzoni che indossavi erano sempre frutto di una scelta consapevole fatta in primissima persona, cucite per te da mani sapienti, e messe su velocemente, senza pensarci troppo, ma con la consapevolezza di chi porta bene qualsiasi cosa.
I tuoi doppi album hanno scandito i nostri anni, accompagnato i nostri amori, colorato le nostre battaglie, dato peso alle nostre parole. Sei stata la nostra fedele compagna di viaggio, e ci hai condotto in territori inesplorati, facendoci da guida (quante scoperte musicali sono state fatte seguendo le tue indicazioni) e spiegandoci in musica le tue passioni.

Dopo quegli anni di regolarità e sicurezza sono arrivati gli anni SONY, dove ti sei divertita a spiazzarci, sorprenderci, entusiasmarci come mai prima; alla regolarità amorosa degli anni EMI si era sostituita una più creativa e ribelle scansione dei tempi e dei supporti; separando gli album di cover da quelli di inediti, hai avuto modo di esplorare tematicamente ogni luogo della Musica e restituirci altre mille sfaccettature del tuo Canto e della tua Anima che ancora non avevamo visto bene, componendo lavori dalla Bellezza profonda e sublime.
Hai cambiato un po’ il guardaroba (per continuare nella metafora) e hai indossato abiti che non erano stati fatti su misura per te… ma li hai portati altrettanto divinamente. E, anche se gli appuntamenti non erano più estremamente regolari, non mancavi mai di sorprenderci e magari chiamare all’improvviso per fissarne uno.

L’indimenticabile, inarrestabile cavalcata dal 1996 al 2003 ti ha portata, senza tregua, di nuovo davanti alle telecamere, per ricordarci che eri viva e vera, e che era proprio vero che i tuoi capolavori nascevano così, spontaneamente; che potevi cantare da seduta con una potenza e creatività inaudite, e che dal vivo, con l’Orchestra del Maestro Gianni Ferrio eri una forza nella natura.

Sette anni senza un momento di pausa, fino al temibile 2004 (il primo anno in cui hai saltato per la prima volta l’appuntamento, e nessun tuo disco è stato pubblicato) ; è vero che nel 2005 l’attesa è stata ripagata con due uscite, ma in agguato c’era il fatidico 2008, un altro anno nero nella storia dei nostri incontri (che però avrebbe dato luogo alla creazione del tuo Capolavoro assoluto: Sulla Tua Bocca Lo Dirò). A quello sono seguiti la meravigliosa trilogia elettronica (Facile, Caramella e Piccolino), e lo splendido American Song Book ha chiuso il tuo contratto con la SONY.

Da allora nulla è stato più come prima, la tua “autogestione” inaugurata con la ARTIST FIRST ha dato pochissimi frutti sparsi negli anni… un solo disco di cover nel 2013 (Christmas Song Book) e un solo disco di inediti nel 2014 (Selfie), da allora più nulla fino al secondo lavoro con Celentano, che ci ripaga solo in parte del non vederti, non leggerti, non ascoltarti. 
Non è stato bello presentarti ad un appuntamento con un tuo vecchio amico (tra l’altro non invitato) e aver troppe volte lasciato a lui la parola; cosa sarebbero state Amami Amami, Sono Le Tre, Come Un Diamante Nascosto Nella Neve, cantate solo da te? Pura Bellezza che non ci sarà mai dato di ascoltare. Hai lasciato a lui la scelta del menù, e per giunta l'hai supportato nel propinarci quel terribile gelato finale che ci ha decisamente bloccato la digestione.
Ma ti amiamo, e ti perdoniamo il fatto di avergli lasciato più spazio di quel che meritava.

Ma adesso non lasciarci in agonia (dovendoci accontentare del poco di te che c’è in questo disco) fino alla fine del ciclo di ripubblicazioni di Le Migliori; ti ricordo che prima che finisse la serie di ristampe di MinaCelentano, erano già usciti Nostalgias e Olio, e che la forza editoriale che avevi conquistato con quel disco a due voci, ti aveva dato la possibilità di pubblicare il magnifico, indimenticabile Dalla Terra. Io spero che sarà lo stesso anche stavolta, e che sfrutterai il gran numero di vendite di questo album per produrre un altro Capolavoro come quello.

Intanto che tu decidi, ascolto tutta la tua Discografia, ricordo tutti gli altri appuntamenti, le canzoni che avevi indossato, e archivio con mestizia il terribile 2015, l’inappagante 2016 e pure il devastante 2017, mentre le voci di corridoio di chi sa o saprebbe o vorrebbe sapere tacciono, lasciandomi in un silenzio assordante quanto il boato di una bomba atomica.

È per ridurre quel silenzio che ascolto le altre, non per tradire quello che c’è tra noi; so benissimo che nessuna è, né mai sarà come te, ma sono assetato di novità, che farci? Non mi basta ascoltare e riascoltare le cose passate, ho bisogno di contemporaneità, nuovi suoni, nuove declinazioni…

Cosa verrà dopo questo arido 2017? Sarà un altro buco nero nella tua discografia? Che ne è stato di quel disco Rock di cui ci avevi anticipato nella tua rubrica su Vanity? Vedrà mai la luce il progetto di cui si favoleggia da anni (e di cui tu stessa ci avevi scritto) di un nuovo doppio album?

La Bellezza non ci lascia mia sazi, lo sappiamo; ma tu ricordati che siamo qui in tua attesa, non lasciarci morire di fame.
L’amore è paziente, ma la Luce che non viene alimentata si spegne.

Tuo Massimo Francesco.



  

Commenti

Post più popolari